percorso storico
Giuseppe Silvi
di Giuseppe Silvi
Maestro di difesa contro le arti oscure. Inizia ad udire in età prenatale. Ascolta dall'età di 27 anni ma punta con rispetto a sentire.

L’uomo che più di tutti avrebbe sorriso alle evoluzioni delle mie stravaganti idee sullo spazio sonoro sarebbe stato Piero Schiavoni. Avrebbe sorriso, consapevole di esserne stato la causa.

Piero è stato docente di Elettroacustica presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma dal 2002 al 2012. È lì che l’ho conosciuto, nel 2007. Le sue lezioni erano così belle che la loro bellezza ti raggiungeva prima ancora di iniziare i suoi corsi. Gli altri studenti ne parlavano come di un personaggio mitologico, dalla sapienza teorica seconda solo all’appassionata pratica tecnica. Si creò tra noi, in un tempo piccolo, un rapporto speciale. Il nostro grado comune era l’Ambisonics, anello che lui stesso aveva forgiato. Quando Piero iniziò a parlarci di Ambisonics fu per noi un momento di alta formazione perché di fatto partecipavamo, nell’unica realtà del presente, alle sue ricerche. La materia di cui lui ci narrava le gesta era argilla fresca tra le sue mani. Iniziammo a lavorare attivamente alle teorie di Michael Gerzon nel 2008, mettendo in pratica e simulando molti dei test di ascolto che egli suggeriva. Era questo il metodo di Piero, ascoltare per capire e, poi, credere. Un metodo didattico che vide il suo picco di bellezza durante le giornate di registrazione comparata tra configurazioni microfoniche stereo o surround.

Nel 2008 nacque EMUFest (Festival Internazionale di Musica Elettronica di Roma). Nato all’interno del Conservatorio S. Cecilia dal lavoro concertato dell’allora direttore Edda Silvestri, Giorgio Nottoli e Piero Schiavoni, con il supporto di molti docenti del conservatorio stesso, EMUFest è stato uno dei festival di riferimento mondiale tra il 2008 e il 2017 quando, celebrandone la decima edizione, ne è stata dichiarata anche la fine politica, non musicale.

EMUFest fu il prototipo di didattica aumentata, il fare della scuola romana portato oltre ogni aspettativa, che trascinò noi, gli studenti, dentro la musica e non verso la musica. Con circa cento brani l’anno provenienti da tutto il mondo e suonati in concerti da studenti, docenti e professionisti esterni è stata, a mio avviso, una rarissima forma di didattica reale, possibile e necessaria, l’unica che questo contesto artistico e disciplinare dovrebbe avere. Nel 2009, per la seconda edizione del festival, realizzai per Piero il software che ci avrebbe permesso di utilizzare la tecnologia Ambisonics nella sala da concerto del Conservatorio.

Del 2009 fu anche la prima sessione di registrazione comparata di configurazioni stereofoniche a cui ho partecipato (15 aprile 2009). Nel 2010 facemmo visita con una piccola delegazione di studenti (con me, Federico Scalas, Leonardo Zaccone, Simone Pappalardo e lo stesso Piero) presso la Casa del Suono di Parma dove ascoltammo le parole di Fons Adriansen, i suoni della Sala Bianca in WFS ed alcune registrazioni fatte da noi in Ambisonics. L’incontro con Fons portò ad un livello superiore il nostro lavoro con l’Ambisonics, con la consapevolezza che la strada che stavamo percorrendo era ormai la nostra.

Non un ambiente istituzionale dal rigore scientifico, ma un laboratorio dove la mente e le braccia lavorano rigorosamente al servizio della musica. Da qui viene il mio pensiero ed il mio modo di fare. Da qui posso partire con serenità e spiegare la mia attuale visione della musica.

Piero Schiavoni